Una delle prime raccomandazioni che una coppia di futuri genitori riceve è «
dormite adesso perché appena nasce avete finito!». Mentre, nel periodo insonne: «
Passa, non ti scoraggiare…».
Il tema del sonno del neonato sta molto a cuore a mamma e papà, che temono di non riuscire a gestire la situazione, specialmente col primo figlio – con il secondo magari non la gestiscono comunque, ma in genere la temono meno – Letture su letture, rituali, consigli ed eventuale ricorso a specialisti del sonno, fino ad arrivare alla totale confusione che, complice la stanchezza, non aiuta ad affrontare un momento destinato al suo naturale assestamento.
Ogni neonato nasce con una personalità e, visto che non esiste la soluzione da manuale, le variabili di addormentamento sono tante: genitori che offrono il biberon, passeggiate infinite, dondolamenti, spinte nevrotiche di carrozzina, giri in macchina, frullatore e aspirapolvere in funzione…
Tutto pur di farlo addormentare. Quando questo avviene, il mondo si ferma e si rimane in attesa…
Il sonno del neonato è “più leggero”: prevale la fase di sonno attivo o REM (Rapid Eye Movement, caratterizzata da un’intensa attività cerebrale) rispetto alla fase di sonno calmo o non-REM (più profondo e ristoratore). Se si sveglia, e si sveglia, non è colpa vostra!
Durante il primo anno di vita, il sonno cambia: maturano i circuiti nervosi che regolano l’alternanza sonno/veglia e il piccolo si abitua gradualmente alla vita extrauterina. Le tappe di sviluppo variano a seconda dei bisogni e delle abitudini, quindi occhio ai confronti: se alla vostra domanda «quanto dorme il tuo?», la risposta è «praticamente sempre, siamo molto fortunati», non soccombete, neogenitori.
Non c’è giusto o sbagliato, alcuni bambini acquisiscono il ritmo prima di altri.
Un consiglio pratico è scandire la loro giornata, per regolarizzare momenti importanti come il sonno e i pasti. I bambini sono abitudinari ed è importante adattarsi ai
Come funziona il sonno del bambino
loro ritmi, valutare l’ambiente in cui dormono, farli coricare sempre alla stessa ora e puntare sulle attività calmanti e distensive (bagnetto, canzoncina, luci soffuse…). Un valido consiglio è abituare il piccolo a vivere nelle ore diurne in un ambiente illuminato e vitale, per imparare la differenza tra giorno e notte. Le premesse per un buon sonno sono condizionate anche da fattori neurologici, genetici, psicologici ed emotivi,
e dai pazienti tentativi dei genitori.
Nel primo periodo il sonno è frequentemente interrotto dal senso di fame, ogni 2-3 ore: alcuni iniziano da subito con un sonno più continuo durante la notte, altri si svegliano ogni 30-60 minuti. Per riordinare le idee, possiamo indicativamente suddividere le tappe del sonno nel primo anno di vita in 12 mesi, considerati dagli esperti i più importanti:
- A 1 mese, nessuna differenza tra sonno diurno e sonno notturno Senza preferenze tra giorno e notte, a questa età si può riscontrare quello che sarà un breve-dormitore o un lungodormitore: alcuni bambini dormono 20 ore, per altri sono sufficienti 14 ore. Il sonno consolida la memoria e tutto ciò che il piccolo apprende durante il giorno, stimola la secrezione dell’ormone della crescita, rafforza il sistema immunitario, consente all’organismo di rallentare e al cervello di “ripulirsi” dalle tossine accumulate durante la veglia.
- A 2 mesi inizia l’acquisizione del ritmo circadiano I periodi di veglia cominciano a concentrarsi verso il pomeriggiosera, spesso associati a una certa irrequietezza legata all’adattamento alla vita extrauterina. Il bambino inizia ad acquisire il ritmo circadiano, organizzato sulla periodicità delle 24 ore, l’attività cardiaca e respiratoria e le secrezioni ormonali.
- A 3 mesi si differenziano il sonno notturno e il sonno diurno Il sonno si riduce a 13-14 ore. Il bambino comincia a strutturare il suo ritmo sonno-veglia, con più lunghi periodi di veglia alternati a sonnellini più brevi diurni e più lunghi sonni notturni.
- A 4-6 mesi, il sonno notturno Le esigenze di sonno complessive rimangono di 12-14 ore, concentrate nelle ore notturne e più continuative. Il bambino comincia a essere influenzato dall’alternanza luce/buio.
- A 7-9 mesi, i risvegli notturni Il sonno notturno è condizionato dall’ansia di separazione e dalle novità quotidiane che il bambino affronta con energia. I risvegli notturni sono concentrati di solito tra le 21 e le 24 e tra le 3 e le 6; la somministrazione di acqua, tisane, latte, o momenti di gioco possono favorire i risvegli del bambino.
- A 10-12 mesi, acquisizione del ritmo sonno-veglia e abitudini di vita.
A quest’età, la maggior parte dei bambini dorme tutta la notte senza pause per alimentarsi.
Il fabbisogno complessivo di sonno si riduce a circa 12 ore, e i pisolini diurni sono non più di 2.
Accettiamo che nei primi mesi di vita i bambini possano svegliarci,
perché non si tratta né di capricci né di errori di gestione. Non aspettiamo che siano esausti per metterli a letto. Un bambino molto stanco è più irritabile e difficile da addormentare. Mettiamoli a nanna dove dovranno passare la notte, senza inutili spostamenti che al risveglio potrebbero spaesarli. Se il bimbo passerà più tempo con mamma e papà durante il giorno, soffrirà meno il distacco del sonno. La questione dell’addormentamento è molto dibattuta. Ma tra il metodo di Eduard Estivill – che prevede l’accettazione del pianto per il raggiungimento dell’autonomia del sonno – e il cosleeping, alto contatto fino a quando il bambino lo richiede (anche 3 anni), esiste la via di mezzo, che induce a dormire autonomamente senza che il piccolo sia privato di coccole e cullate. Accogliete i bisogni dei vostri bambini con amore, tenerezza e rassicurazione, senza ansie da prestazione.
Ciò che farete sarà la cosa migliore.
Tratto da Nascere Mamma di Gloria Cardano