Le famiglie italiane hanno potuto avvantaggiarsi, negli ultimi anni, dei benefici offerti da quattro principali tipologie di ‘bonus’:
- Bonus mamma domani
- Bonus bebè
- Bonus asilo nido
- Bonus babysitter.
Secondo quanto disposto nella nuova Legge di Bilancio per l’anno 2019, il Bonus babysitter, rivolto alle mamme che, rinunciando alla cosiddetta maternità facoltativa, sceglievano di tornare al lavoro, non è stato rinnovato. Cancellati dunque i 600 euro al mese previsti in caso di rinuncia al congedo parentale della madre.
Bonus mamma domani
Per quanto riguarda invece il Bonus mamma domani, detto anche Premio nascita Inps o Bonus gravidanza, la proroga è stata confermata e l’agevolazione sarà rinnovata fino a dicembre 2020, quando si andranno a esaurire le risorse stanziate. Tutte le mamme che entrano nel settimo mese di gravidanza possono dunque richiedere gli 800 euro spettanti, a prescindere dal reddito Isee. Per poter richiedere il Bonus è necessario che la madre sia residente in Italia, con cittadinanza italiana, comunitaria o anche non comunitaria, se le è stato riconosciuto lo status di rifugiato politico o se è in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo. Il Bonus mamma domani è inoltre previsto in caso di adozione o affidamento preadottivo, nazionale o internazionale.
Bonus bebè o Assegno di natalità Inps
Dopo tante discussioni, è stato confermato anche il Bonus bebè: 80 euro al mese per un anno per le famiglie con reddito Isee fino a 25mila euro, oppure 160 euro con Isee fino a 7mila euro. Il Bonus bebè, la cui richiesta può essere presentata per i figli nati tra il 1° gennaio e il 31 dicembre 2019, ha come obiettivo quello di fornire un aiuto in termini economici alla famiglia per far fronte alle numerose spese, e per questo è riservato ai nuclei a basso reddito. Bisogna inoltre essere cittadini italiani, di un paese dell’Unione europea o extracomunitari (se in possesso del permesso di soggiorno Ce), e naturalmente risiedere in Italia. L’assegno mensile vale anche in caso di figlio adottato o in affido preadottivo. La domanda deve essere inoltrata entro 90 giorni dalla nascita o dall’ingresso nel nucleo familiare del nuovo arrivato, recandosi in un ente di Patronato, inviando la domanda online, tramite il sito dell’Inps, se in possesso del pin dispositivo rilasciato dall’istituto, o telefonando al numero del contact center dell’Inps. La novità per il 2019 è un aumento del 20% sull’assegno a partire dal secondo figlio. Perciò, le famiglie con reddito Isee compreso tra 7 e 25mila euro e con due figli potranno ricevere un aiuto corrispondente a 96 euro mensili, mentre a quelle con reddito inferiore a 7mila euro spetterà un assegno fino a 192 euro.
Bonus asilo nido
Misura confermata, seppur modificata, per il Bonus asilo nido: si tratta di un cambiamento migliorativo per gli utenti, dato che il contributo per il pagamento delle rette di asili nido pubblici e privati o di forme di assistenza domiciliare (in caso di gravi patologie) per i bambini sotto i 3 anni (nati dal 1° gennaio 2016) sale da mille a 1500 euro. Resterà tale dal 2019 al 2021.
Essendo erogato su 11 mensilità (in caso di frequenza dell’asilo per questi mesi), arriva a un massimo di 136,37 euro al mese. Non è dipendente dal reddito Isee. Il bambino deve avere la stessa residenza dei genitori richiedenti, i quali devono avere cittadinanza italiana o comunitaria, o anche non comunitaria se è stato riconosciuto lo status di rifugiati politici o se in possesso di permesso di soggiorno di lungo periodo. Per presentare la domanda, i genitori dovranno allegare, sul portale Inps, la documentazione che testimoni il pagamento almeno della retta relativa al primo mese di frequenza. Per l’assistenza domiciliare, invece, si richiede l’attestazione da parte di un pediatra. Chi beneficia di questo contributo non può portare in detrazione fiscale le spese legate alla frequenza dell’asilo nido.
Merita un cenno anche il discorso dei congedi. In particolare:
Congedo maternità 2019:
è l’astensione obbligatoria dal lavoro per la donna negli ultimi mesi di gravidanza e nei primi dopo la nascita del figlio. Con la nuova Legge di Bilancio la donna, se in buona salute, può decidere di lavorare fino al nono mese di gravidanza utilizzando i 5 mesi di maternità obbligatoria interamente dopo il parto. In questi 5 mesi percepisce un’indennità pari all’80% della sua retribuzione media globale giornaliera.
Congedo parentale:
l’obiettivo era quello di offrire maggiore flessibilità al congedo parentale, che oggi può essere richiesto sia dalla madre che dal padre, ma per un periodo complessivo non superiore ai 10 mesi. La disposizione mostra delle differenze se si parla di lavoratori dipendenti o autonomi ma, ad esempio, la lavoratrice dipendente può, una volta terminato il congedo di maternità, assentarsi dal lavoro per altri 6 mesi (non per forza continuativi) percependo il 30% della retribuzione. In alternativa, rinunciando al congedo parentale, le neomamme possono richiedere i permessi per allattamento.
Congedo di paternità:
sono i giorni dopo il parto in cui il padre ha l’obbligo (e il diritto) di restare a casa per accudire il figlio. Il periodo sale da 4 a 5 giorni e resta ferma la sua fruibilità entro i 5 mesi di vita del figlio (nato, adottato o in affido).
Tratto da Nascere Mamma | di Lucia Modici
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