Allergie nei bambini: info e rimedi

Allergie nei bambini: info e rimedi
L’allergia è un fenomeno in aumento: oggi in Italia il 25% dei bambini ne soffre, mentre negli anni ’90 era solo il 7%. Tra le cause di questa impennata, gli stili di vita, l’inquinamento, lo stress, il fumo passivo, l’eccessiva igiene ambientale, i cibi raffinati e i prodotti industriali ricchi di additivi, aromatizzanti, conservanti, le patologie virali, l’abuso di farmaci e il riscaldamento globale. Si suddividono in:
  • allergie respiratorie che coinvolgono congiuntive, mucose delle alte o delle basse vie respiratorie;
  • allergie cutanee che interessano le mucose digestive e respiratorie;
  • allergie alimentari presenti nei primissimi anni di vita, che tendono a risolversi da sole.
Le allergie respiratorie rappresentano una patologia complessa e variabile. Se è nell’aria, l’allergene viene respirato e scatena la reazione allergica (rinite, asma e congiuntivite); il clima asciutto e ventoso ne favorisce il diffondersi, mentre la pioggia pulisce l’aria e allevia i disturbi. L’alimentazione svolge un’importante funzione di supporto, ed è indicata una riduzione di cibi ricchi di istamina, responsabile dei sintomi allergici, come formaggi fermentati, tonno, alici, sardine e salmone, crostacei, frutti di mare, uova, molluschi, pomodori crudi, fragole, cioccolato, frutta secca, lenticchie e fave. Esistono reazioni cosiddette “crociate” tra due sostanze di natura diversa, in periodi diversi dell’anno. Il sistema immunitario protegge l’organismo da qualsiasi interferenza che possa minacciarne l’integrità. Nelle allergie alimentari scambia alcune proteine presenti nell’alimento (allergene) per una minaccia e reagisce rilasciando in circolo sostanze (istamina) che causano i sintomi (rinite, orticaria, congiuntivite, asma, eczema, fino a vomito, nausea e diarrea), a partire dalla seconda assunzione dell’alimento. Nella maggior parte dei casi il rilascio di istamina avviene solo localmente, nella mucosa venuta a contatto con il cibo; in caso di anafilassi, invece, la reazione è così violenta da coinvolgere l’intero organismo. I sintomi e le reazioni al consumo dell’alimento sono variabili da un bambino all’altro, per questo è importante diagnosticare precocemente un’eventuale allergia. La probabilità di sviluppare un’allergia è più elevata se uno o entrambi i genitori sono allergici. Non esistono prove certe che evitare il consumo di allergeni durante la gravidanza possa avere un effetto protettivo, mentre si ritiene che l’allattamento esclusivo al seno offra qualche protezione in più. Il Ministero della Salute sottolinea che un’eventuale condizione di allergia, sintomatica o asintomatica, non controindica le vaccinazioni (!). In passato veniva consigliato di ritardare l’inserimento di alcuni cibi nella dieta del lattante, ma studi recenti stanno dimostrando il contrario. Nei bambini è nota la possibilità di un’evoluzione da allergia alimentare ad allergia inalatoria e da sintomi cutanei, quali l’eczema atopico, a sintomi respiratori come l’asma e la rinite allergica; tale evoluzione è nota come marcia allergica. Nei primi mesi di vita il neonato reagisce all’istamina, quindi è possibile verificare una diagnosi di allergia tramite prove allergiche cutanee, o Prick Test. Nel bambino i test sono più attendibili a partire dai 3 anni. I test cutanei sono sicuri solo in ambito ambulatoriale e in qualunque periodo dell’anno, ed è consigliabile non effettuarli nella fase acuta. Se il bambino rifiuta il test si può ricorrere alla ricerca delle IgE specifiche per gli allergeni sospetti con un prelievo ematico, garantendo al bambino salute e buona qualità di vita. I calendari pollinici elencano tutti i tipi di pollini (il sito dell’Associazione Italiana di Aerobiolgia, www.ilpolline.it, viene aggiornato costantemente):
  • quelli della stagione invernale, come cipresso, nocciolo e ontano;
  • gli estivi, come ambrosia e artemisia o il polline di amaranto.
Esistono allergeni perenni, come gli acari della polvere, le muffe, gli epiteli di animali, e altri impossibili da individuare. I dati forniti dalla SIAIP (Società Italiana di Allergologia e Immunologia Pediatrica) indicano che la percentuale di bambini allergici tende ad aumentare: oggi, in quelli al di sotto dei 14 anni la percentuale è compresa fra il 30% e il 40%. I bambini allergici vanno trattati con tatto, perché subiscono una ferrea disciplina e tante rinunce. Rivolgendo loro frasi come «che problema, non so come fai!», «magari, se ne mangi poco, non ti fa niente» o «guarda il lato positivo: nien-te schi-fez-ze», si ottiene il solo risultato di farli diventare allergici anche alla superficialità e alla maleducazione, per le quali non c’è medicina efficace. Tratto da Nascere Mamma di Gloria Cardano