A tu per tu con la logopedista.Logopedia, logopedista: termini che ormai per molti genitori sono conosciuti e chiari. Ma ne siamo poi certi?
Cosa fa il logopedista e quali sono i suoi campi d’intervento? Quando rivolgersi al logopedista? Forse vale la pena di fare un po’ di chiarezza. La parola logopedia deriva dai vocaboli
greci logos (parola) e paideia (educazione): il logopedista è quindi un operatore sanitario che si occupa di
prevenzione e del trattamento delle patologie di comunicazione e linguaggio in età evolutiva, adulta e geriatrica. L’attività del logopedista è volta
all’educazione e rieducazione di tutte le malattie che provocano disturbi della voce, della parola, del linguaggio orale e scritto e degli handicap comunicativi; può operare in totale autonomia (a breve finalmente verrà regolamentata la figura professionale, con la costituzione di un Albo e di un Ordine dei logopedisti) ma, non essendo un medico, a valutazione conclusa
collabora con pediatri, neuropsichiatri, foniatri e psicologi, se necessario, per la stesura del profilo diagnostico e la condivisione del trattamento. A volte, invece, sono gli stessi medici che inviano il paziente al logopedista per conferma o meno di una difficoltà di linguaggio o in presenza di patologie specifiche (sordità, disprassia, disfagia, ritardi di linguaggio secondari a patologie sindromiche....) per una consulenza o per definire il trattamento.
QUANDO IL GENITORE DEVE RIVOLGERSI AL LOGOPEDISTA?
Mi sento di rispondere con un’affermazione un po’ forte:
sempre, se ha dei dubbi sulle competenze comunicative o verbali del suo bambino. Vorrei però tranquillizzare madri e padri sull’incontro con il logopedista, che cercherà di interagire con il bambino in forma ludica e di metterlo a proprio agio. È utile sapere che gli studi riportano che un bambino
tra i 20 e i 24 mesi fa esperienza di un
’‘esplosione del linguaggio’, passando da 50 a 300 parole, mentre
dai 30 ai 36 mesi assistiamo alle prime combinazioni di parole, che diventeranno frasi sempre più simili a quelle degli adulti;
tra i 36 e i 42 mesi conosce e usa sino a
mille parole.
Il logopedista si occupa inoltre di
problemi di voce (attenzione ai bambini che urlano sempre e ne rimangono senza),
di deglutizione atipica (in casi di malocclusioni dentali, in seguito all’uso prolungato di ciuccio e biberon o a suzione del dito), di balbuzie (archiviamo il pensiero ‘tanto passa, se balbetterà ancora a sei anni ci penseremo’) e, non ultimo, di
difficoltà di apprendimento (Dsa – disturbi specifici di apprendimento) e
deficit attentivi. Va comunque ricordato che
lo sviluppo linguistico varia da bambino a bambino e le diverse tappe di acquisizione non debbono essere considerate rigidamente; il consiglio è quindi di consultare sempre uno specialista, in grado di suggerire il percorso migliore da intraprendere.
A cura di Barbara Orlandi
Logopedista e pedagogista relazionale del linguaggio
Per approfondimenti:
Fli – Federazione Logopedisti Italiani
www.fli.it